Santarcangelo 41

Festival Internazionale del Teatro in Piazza



Da quando ho iniziato a pensare al festival, la figura dell’attore è stata l’immagine-guida di ogni mia indagine: l’attore come emblema concreto del fare-disfare-rifare, l’attore che chiama in causa lo spettatore, senza il quale non si dà teatro. Ora scheletro e misura della scena, ora punto di crisi, stonatura, margine, l’attore è per me parola-baratro, con il rigore anarchico della sua voce: un ”venir fuori”, il manifestarsi dell’essere nel suo pudore, nella sua indecifrabile sessualità. L’attore elude le smanie di novità e, da esperto delle emozioni, sa trascinarci nella profondità della psiche.
Non parliamo di tradizione e di avanguardia, che sono agli occhi dei più categorie inservibili. Non parliamo di peso, l’attore non ha nessun peso nella carnevalata dei media. Mi colpisce al contrario il suo essere d’aria, il suo cavalcare sfrontato e leggero. Nell’antica Grecia gli attori venivano chiamati “tecnici di Dioniso”: la “tecnica” era insieme arte e conoscenza, tale parola indicava l’atto creativo e costitutivo del teatro.
Ora ho finalmente davanti agli occhi la mappa di questa edizione del festival: non è stato per me un itinerario concettuale, semmai un peregrinare tortuoso, un farmi attraversare da lampi di teatro, con l’intenzione di ideare e accompagnare piccole brecce suggerite dagli artisti o agli artisti, un’opera, una riflessione, una ricerca in fieri. La natura di Santarcangelo 2011 è “corale”, e non solo per i tanti cori che avvolgeranno lo spazio urbano, orizzonte politico di quella comunità cui il teatro allude dalle origini: corale è il modo stesso in cui ha preso forma l’intero disegno, nel dialogo assiduo che ho tenuto con gli artisti in questi anni. E nello stesso tempo il festival svela anche una chiara natura “verticale”: ai cori si alterneranno le monadi, le figure-mondo di artisti il cui lavoro solitario ci interroga prepotente. Una verticalità resa evidente dal suo snodarsi dai teatri alle piazze, ai balconi, ai giardini, agli anfratti, abitati da attrici-cantanti e musicisti, fino al “muezzin” della poesia che ogni sera, dal punto più alto della città, la torre civica, canterà al crepuscolo i suoi “grazie” in versi.
 
Ermanna Montanari
direzione artistica
giugno 2011



Muovere una città, questa la sensazione che mi ha scossa fin da quando abbiamo cominciato la cavalcata nel 2009. Da allora mi sono più volte immaginata sindaco, ed era un desiderio spericolato di unità tra teatro e urbanistica, tra retorica e silenzio, tra la legge e la sua possibilità di creare e dissolvere. Di fronte agli artisti e alle loro opere mi sono chiesta: che volto ha, il potere di cambiare le cose?
Come nessun altro, il Festival di Santarcangelo si identifica al contempo con la storia del teatro e con la propria città. Alle sue fondamenta, nel 1971, c’è l’atto di un sindaco visionario, Romeo Donati, che ha chiamato a raccolta gli artisti. Con un unico gesto ha fatto della piazza un teatro e del teatro una città; si è chinato nel suo oggi, tuffandosi nel futuro di tutti; ha parlato al plurale e ha invitato i cittadini ad alzarsi al passaggio degli attori per poi confondersi gli uni negli altri.
Questo festival ha permeato un’infinità di vite – artistiche, critiche, organizzative – e ogni persona che lo ha attraversato lo sente proprio. Molti abitanti e molti stranieri sono cresciuti con lui e si riuniscono idealmente in un unico mondo, che è anche un mondo unico. Il Festival di Santarcangelo è questa moltitudine intenta a commuovere l’asse terrestre, è un cammino costante nel nome di chi c’è stato e ora non c’è più, e di chi ancora deve venire, un arco teso nel tempo sul quale procede la staffetta dell’impossibile.

Cristina Ventrucci
collaboratrice alla direzione artistica di Santarcangelo 41



Il procedere collettivo e la relazione con i cittadini di Santarcangelo, l’invenzione di nuovi spazi per il teatro e per l’accoglienza del pubblico, l’innesto di collaborazioni internazionali e la ricerca di un segno grafico capace di declinarsi in modi diversi: questo inedito andamento triennale racconta bene i tentativi, caparbi e festanti, di rilanciare il senso di un festival, e gli esiti sono ora nelle cose – anche nelle parole certo, ad esempio piazza e coro che non ci stanchiamo di ripetere e problematizzare – ma soprattutto nella concretezza dei percorsi e dei volti.
C’è un gruppo di lavoro, innanzitutto, che si è formato e consolidato, anno dopo anno, sempre accogliendo figure giovani, mani inesperte, occhi curiosi, cui va riconosciuto il merito di aver dato corpo e vita anche alle idee più impervie. Senza di loro nessun festival sarebbe stato possibile, e di loro, delle loro competenze appassionate, si dovrà tenere conto nel pensare il futuro.
C’è una modalità di direzione del festival che si è voluta plurale, con artisti – dalle poetiche visionarie e radicali – organizzatori e critici che hanno scelto di lavorare insieme, gomito a gomito, considerando la dialettica una forma necessaria di apertura, perché a Santarcangelo passasse il respiro di tanti che scelgono di farsi uno senza rinunciare alle loro individualità. Anche di questo, dell’energia che scaturisce dalla frizione dei ruoli, riteniamo, si dovrà tenere conto.
Ci sono luoghi recuperati al teatro, spesso per una sola edizione e poi, a distanza di pochi mesi, già trasformati in altro o distrutti, come se quella sugli spazi dovesse rimanere una questione aperta, ogni anno ripensata considerando le impossibilità ma anche le adesioni generose di soggetti pubblici e privati, compresi singoli cittadini, che scelgono di aprire una porta. Questo rimane come una consegna alle istituzioni, evidentemente, a fare in modo che una continuità sia possibile e che il teatro possa essere per i cittadini anche un luogo da abitare, non solo un festival da attraversare.
Ci sono un centro festival, una balera, un campeggio: niente che abbia a che fare direttamente con il teatro, si dirà, ma elementi necessari a un’accoglienza del pubblico efficiente e calorosa, che dica concretamente come gli spettatori, anche loro plurali, abitanti o stranieri di questa località, siano il vero orizzonte di lavoro, a cui non si è abdicato mai.
Ci sono i segni di una relazione non occasionale, non improvvisata e non inerte con diversi soggetti, locali e internazionali, grazie ai quali si sono costruite le condizioni per produrre o ospitare alcuni progetti, e per far conoscere Santarcangelo e il suo festival ben al di là dei confini nazionali. Queste relazioni, e i sostegni che hanno portato, raccontano di una pratica di lavoro quotidiana, di una costruzione di conoscenza e fiducia con diversi interlocutori europei, di un valore riconosciuto a Santarcangelo e al suo festival attraverso il rigore delle persone che vi lavorano.
C’è un tratto grafico infine, che negli anni si è arricchito di segni diversi, che ha saputo raccontare e tacere, creare uno spazio per lo spettatore, in certe nebbie, in certi campi di colore, nel tuffo del nero. Un tratto non perentorio, che non tende a una visione unitaria ma apre letture, ombre, spazi di relazione: anche questa è un’indicazione di percorso, l’idea di un richiamo verso un luogo indefinito, verso il rinnovamento del rischio culturale che è il solo valore su cui valga la pena scommettere, se si vuole pensare il futuro.

Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini, Cristina Ventrucc
i
coordinamento critico-organizzativo Santarcangelo 2009/2011



Santarcangelo 41 è il terzo movimento di Santarcangelo 2009/2011, una direzione artistica che riunisce Chiara Guidi/Socìetas Raffaello Sanzio (2009), Enrico Casagrande/Motus (2010) e Ermanna Montanari/Teatro delle Albe (2011) e si avvale del coordinamento critico-organizzativo formato da Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci. Questo andamento triennale si è sviluppato intorno a un'idea di Piergiorgio Giacchè, sollecitata da Sandro Pascucci con il suggerimento di Fabio Biondi nel luglio 2008, quando l'atto di autogestione collettiva "Potere senza potere" apriva il dibattito sul destino del festival.

www.santarcangelofestival.com


Osservatorio critico a cura di Altre velocità su altrevelocita.it

Santarcangelo 41 su controscene.corrieredibologna.corriere.it di Massimo Marino

Pantagruel in diretta da Santarcangelo di Antonio Audino in podcast su radio3.rai.it



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