Incantati-2012
parabola dei fratelli calciatori
Prima nazionale Festival Da vicino nessuno è normale, Milano, ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, 17 giugno 2012
Incantati tra un secolo e l’altro
Ho scritto e messo in scena Incantati nel 1994. Avevo in mente il calcio della mia infanzia, era quella vita "incantata" che volevo ritrovare: quello spicchio di prato verde tra il cemento, il piacere del corpo in corsa, il sudore, il sole, il cielo azzurro, la gioia del gioco e dell'amicizia. Ma poi, lavorando con le Albe, e inventandoci una storia ambientata nei campetti di calcio della periferia romagnola, veniva fuori come l'infanzia in quel fine secolo era spesso stravolta: nelle ossessioni del successo esibite dai genitori, nel “tatticismo” para-professionistico di certi allenatori applicato a chi ancora andava alle scuole elementari, nell'attenzione morbosa al denaro. Un mondo non più incantato, ma messo all'incanto: in vendita.
E mentre noi lavoravamo alla "parabola dei fratelli calciatori", sulle macerie del sistema dei partiti avanzava il "nuovo" di Arcore: calcio e televisioni, mito e arroganza della ricchezza. Faceva venire i brividi, quella "New Fantasy", così vecchia e stantìa, così orribile, anche se riverniciata dal sorrisetto dell'imbonitore, nel suo disprezzo per l'umano e le sue ferite. E allora scattò come un cortocircuito tra il sogno dell'infanzia e l'Italia che credeva di uscire dalla palude della corruzione politica: me lo fece notare un amico critico, Nico Garrone, quando mi disse al debutto: “Ma il posto di lavoro promesso alla madre di Luca da Bellettini è l'equivalente del milione di posti di lavoro di Berlusconi!”. Non ci avevo pensato nello scrivere Incantati. O forse sì, ci pensiamo anche quando non ci pensiamo. Le ombre delle cose fluiscono sulla scena anche quando noi non lo decidiamo: è soprattutto quando noi smettiamo di decidere che comincia la poesia. La madre di Luca ci crede, a Bellettini: e gli italiani hanno creduto a Berlusconi, e ancora ci credono, anche se sono passati vent'anni, anche se le promesse non sono state mantenute. Anche se le menzogne ci hanno divorato, come belve feroci. “Non c'è mica speranza”, dice Palma guardando il suo campetto ridotto a deserto. Pare di no.
Per questo nel 2012 abbiamo pensato di riprendere Incantati in forma di “lettura scenica”: quella storia di sconfitte e di illusioni, di bambini rubati e di piccole truffe, ci riguarda ancora oggi. Strano destino, quello della mia scrittura con le Albe, della mia vita con le Albe: comporre storie malinconiche e disincantate, o tragiche come l'ultimo PANTANI, in cui la Nazione italica che ci disgusta è ancora quella là, immutabile, segnata dal fascismo come "autobiografia" (Gobetti); e nello stesso tempo vagabondare furiosamente e senza requie in giro per la penisola, da Milano a Scampia a Lamezia Terme, a "giocare" il teatro con i bambini e gli adolescenti, con i tanti Luca che vogliono correre con noi sul campetto della non-scuola. Nero dell'orizzonte, azzurrità della speranza bambina.
Marco Martinelli
Gli incanti del calcio di Marco Martinelli, recensione di Massimo Marino su corrieredibologna.corriere.it
Incantati disincantati, recensione di Alessandro Fogli su the walkingbozos.wordpress.com
Rassegna stampa
Incantati. parabola dei fratelli calciatori
Spettacolo: Incantati-2012
Autore: Maria Dolores Pesce
Testata: dramma.it
Data: giugno 2012
Noi, incantati vent'anni dopo
Spettacolo: Incantati-2012
Autore: Alessandra Giardini
Testata: Corriere dello Sport
Data: 21 novembre 2013
Incanti e disincanti
Spettacolo: Incantati-2012
Autore: Alessandro Fogli
Testata: thewalkingbozos.wordpress.com
Data: 22 novembre 2013
Gli incanti del calcio di Marco Martinelli
Spettacolo: Incantati-2012
Autore: Massimo Marino
Testata: controscene.corrieredibologna
Data: 22 novembre 2013