l'opera
Scampia | Napoli
Progetto triennale diretto da Marco Martinelli Teatro delle Albe
a cura di Roberta Carlotto
collaborazione di Maurizio Braucci
SECONDO MOVIMENTO-2007
Ubu sotto tiro
riscrittura da Alfred Jarry
Il fiume e i coccodrilli
L’anno scorso era Aristofane, quest’anno Alfred Jarry. Interrogato al liceo su chi fosse il suo classico preferito, il giovane bretone rispose: “Sto formando il mio stile su Aristofane.” E a me sembra che la patafisica di Jarry, il suo fulminante coincidere di realtà e astrazione, di politica e sogni dell’anima, di avanguardia e tradizioni popolari, possa a buon ragione assegnare al padre della comicità antica il ruolo di antenato totem. Quindi Aristofane e Jarry come numi tutelari di questo primo biennio di ARREVUOTO. E di Jarry, in particolare, mi ha colpito il prologo di Ubu sur la butte, dove Guignol, il burattino, si presenta in teatro e chiede al direttore di recitare Ubu roi, reclamando vitto, alloggio e diaria. È una richiesta perentoria, la “testa di legno” chiede di diventare “re per una notte”. All’inizio il direttore non ci sta, ma poi, davanti al minaccioso bastone del burattino, cambia idea e acconsente.
Pensando al coro di ARREVUOTO, mi è venuto naturale trasformare Guignol in Pulcinella, in questo confortato dai richiami a Pulcinella presenti nell’invenzione della maschera ubuesca, non solo sul piano iconografico (dal cappello a punta al bastone), ma anche nelle suggestioni testuali: “mon gros polichinelle”, così Madre Ubu definisce il suo rispettabile sposo, e Pulcinella è anche il protagonista del primo testo teatrale scritto da un Jarry dodicenne nel 1885, una farsa tragica e “noir” dove Pulcinella e Scaramuccia sono ladri che finiscono male, frutto di un precoce amore per le marionette e la tradizione delle maschere italiane.
Ed eccoci qui dunque, al “secondo movimento” di ARREVUOTO, con questo Ubu sotto tiro: un coro di pulcinelli dei nostri tempi, abituati ai rifiuti tossici e all’immondizia, inguainati in una bianca tuta da disinfestazione che alla fine del prologo si liberano dal bozzolo e svelano gli abiti multicolori della favola “polacca”. Dove la Polonia immaginaria di Jarry, il non-luogo che può essere dappertutto, viene calata nella lingua violenta della periferia napoletana, e dove all’improvvisazione gestuale e vocale e alla fantasia creatrice degli adolescenti viene riservato un ruolo chiave nell’assorbire e trasformare i classici: come di consueto nella non-scuola delle Albe, che a Ravenna conta ormai quindici anni di vita. D’altronde non sarebbero tali, i “classici”, se non sapessero dialogare col tempo presente, resistendo a ogni scontro e trasformazione, a ogni amorevole violenza loro imposta per farli “parlare” al presente: da qui la loro perenne attualità. E se Pace! era un rito dopo la mattanza, un esorcismo contro la morte giocato con le inermi possibilità della scena, questo Ubu coniuga gioco e crudeltà, levità e decervellaggio: siamo tutti “cape e’ lignamme”, tutti burattini, tutti manovrati e manovranti, articolazioni non-innocenti di una macchina-mondo che mostra sempre più la faccia arrogante del Male, spesso abilmente dissimulata, spesso in guanti bianchi, la violenza di un Potere che è sopruso e che replica la sua farsa tutti i giorni, nei grandi centri come nelle più lontane periferie.
Un Ubu di massa: come dice un proverbio africano, “bisogna attraversare il fiume in massa, per non essere assaliti dai coccodrilli”. Almeno ci dobbiamo provare.
Marco Martinelli
marzo 2007
crediti
drammaturgia e regia Marco Martinelli
guide Marta Gilmore, Nicola Laieta, Sergio Longobardi, Federica Lucchesini, Roberto Magnani, Antonella Monetti, Anita Mosca, Barbara Pierro, Alessandro Renda, Emanuele Valenti
in scena Mario Emanuele Abbate, Salvatore Abruzzese, Salvatore Acampora, Antonio Agliottone, Rocky Aleksic, Michela Alfano, Martina Alteri, Antonio Amato, Oliver Andjelcovic, Gabriele Andreozzi, Rita Annunziata, Giulia Aprea, Antonio Ascione, Giuseppina Ascione, Jasmin Avdo, Mariarca Aveta, Mariano Barba, Antonio Bastelli, Mehmed Bayran, Maria Betteghella, Emanuela Botti, Mirko Calemme, Salvatore Capasso, Marco Catalano, Luigi Carbone, Luana Cartigiano, Gianmarco Carniero, Mimmo Caruso, Gaia Castaldi, Giuseppina Cervizzi, Martina Ciotola, Fabio Corvietto, Bruna Cuccari, Francesca De Siervo, Antonio De Sio, Pasquale De Martino, Giovanni Di Vaio, Veronica Emin, Silvia Esposito, Filomena Esposito La Rossa, Rosario Esposito La Rossa, Alessia Fabbrini, Noemi Fabiano, Marinì Sabrina Fernando, Giuliana Fiorellino, Christian Giroso, Gelian Jasar, Gianni Jasar, Cristian Jovanovic, Dusko Jovanovic, Nicola Laieta, Manuela Lipariti, Delia Luongo, Anna Maese, Donatella Manzo, Salvatore Marangia, Massimiliano Marigliano, Ludovica Massimo Esposito, Serena Mattiello, Vittorio Matafora, Emanuele Miano, Maria Rita Migliore, Alessandra Montuori, Fortuna Mosca, Vincenzo Nemolato, Enrico Nocera, Imma Nunziata, Emanuela Orso, Laura Ottieri, Marcello Parolisi Morello, Francesca Pasquale, Maurizio Piscopo, Bianca Polidoro, Valeria Pollice, Elvis Radosajvic, Giovanni Rodrigo Vastarella, Natalino Romano, Antonello Russo, Giorgia Russo, Simone Sacchettino, Antonio Stornaiuolo, Lena Stornaiuolo, Anna Tancredi, Antonio Trombetta, Emanuele Valenti, Antonio Visco
collaborazione spazio luci Vincent Longuemare, Ermanna Montanari
collaborazione costumi Ermanna Montanari, Maica Rotondo, Pina Iervolino, Giovanna Napolitano
fonico Antonio Gatto
elettricista Salvatore Palmieri
foto di scena Stefano Cardone
realizzato in collaborazione con Liceo Antonio Genovesi, Scuola Media Carlo Levi, Liceo Elsa Morante, Gruppo Chi rom e... chi no, Ravenna Teatro Teatro Stabile di Innovazione
una produzione Mercadante Teatro Stabile di Napoli
con l'adesione di Presidenza Regione Campania, Comune di Napoli | Assessorato alla Cultura, Provincia di Napoli | Assessorato alla Politiche scolastiche e formative, Municipalità n. 8 | Scampia, ETI Ente Teatrale Italiano, Ravenna Festival
drammaturgia e regia Marco Martinelli
Prima nazionale: Scampia, Teatro Auditorium, 31 marzo 2007