L'opera
I Fulêr erano i narratori di fiabe che fino all'inizio degli anni '30 giravano di casa in casa nelle campagne romagnole.
Ospitati dalle famiglie si fermavano a raccontare storie nelle sere d'inverno, nelle stalle dove faceva più caldo.
Riconosciuti come fulêr ognuno nel proprio borgo, per l'abilità nel raccontare, i più bravi tra loro cominciavano poi ad essere invitati anche nei paesi vicini.
Si dice che i più "capaci" fossero quelli che riuscivano a prolungare a lungo il racconto potendo così rimanere più giorni ospitati nella stessa casa.
Il Griot è la figura centrale nella cultura orale di molti popoli africani.
Griot è termine del vocabolario franco-africano, Diali nel Sudan, Guewel nel Senegal (dall'arabo Qawwal voce recitante della setta Soufi) narratore, cantore, genealogista.
Un tempo il Griot era la memoria, il consigliere dei re e dei capi tradizionali.
Il Griot inoltre è sempre stato incaricato di organizzare tutte le cerimonie: i matrimoni, i battesimi, i funerali.
Il Griot è il padrone della parola, la parola e la sua arma.
Il Griot e il Fulêr, sono i padri, gli antenati, ai quali ci siamo rivolti, che abbiamo cercato.
In questo lavoro proseguiamo la nostra ricerca sulle origini, sulle radici, sul meticciato.
crediti
di Luigi Dadina e Mandiaye N'Diaye
in scena Luigi Dadina, Danilo Maggio, Mandiaye N’Diaye, Mor Awa Niang, El Hadji Niang, Mirela Liço
musiche originali Danilo Maggio, El Hadji Niang
scene e costumi Enrico Isola, Luigi Dadina
luci e suono Enrico Isola
regia Luigi Dadina
produzione Teatro delle Albe, Ravenna Teatro.
Il testo Griot Fulêr è contenuto nel volume Griot Fulêr, di Luigi Dadina e Mandiaye N’Diaye, Aiep-Guaraldi, Repubblica di San Marino, 1994.
Prima nazionale: Diourbel, Senegal, Théâtre de la Verdure, 6 giugno 1993
Io vi dirò la parola di mio padre come l'ho ricevuta. Io ho insegnato a dei re la storia dei loro antenati affinché la vita degli antichi serva a loro come esempio. Perché il mondo è vecchio, ma l'avvenire viene dal passato.