Spettacolo

I brandelli della Cina che abbiamo in testa

Brandelli 7

l'opera

Breve nota delle Albe sulle Albe stesse

  1. Teatro di carne
    Proseguendo il lavoro di ‘CONFINE’: l'attore e la sua fisicità inquieta, vulcanica.
    L'attore è al centro della scena: può anche stare in un angolo, comunque è al centro: nulla si può fare, se non si fa riferimento a lui. L'attore è al centro di una scena esplosa: è l'animale-anomalo: vive sulla sua superficie e nel suo profondo le distruzioni di fine millennio: non incarna l'uomo, soltanto, incarna il vivente.
    Le gabbie sono invisibili: scriveva Lu Hsün della Cina del 1925: «ci sono muri dappertutto, ma invisibili, come muri creati dagli spiriti, e tu puoi urtarvi contro in continuazione». Quella condizione è la nostra: quella di tutti: di chi scrive e di chi legge, di chi non scrive e non legge, di chi passa.
    L'attore del teatro di carne lotta contro fantasmi invisibili: sente i morsi sulla pelle, tenta di decifrarli, tracce, per capire a chi appartengono i denti che mordono, e comunque: non vuole essere mangiato!!!
    Insieme a lui gridano animali e foreste, la Terra divorata dai pesticidi, l'Aria arrugginita, il Mare avvelenato, il Vento che non soffia, i Popoli merce di scambio.
    Si dirà: ma questa è ideologia! No, questa è ribellione che si fa carne, teatro, pensiero. Pensiero poeticamente POLITTTTTTTICO!
    L'ideologia tiene in piedi gli assuefatti, chiude gli occhi ai rassegnati, presta argomenti ai cinici. L'attore del teatro di carne è tra «i fervidi che si dedicano a una riga di Lu Hsün, non sono, letteralmente, Lu Hsün?».

  2. Teatro in-cantato
    Brecht scriveva nel suo Breviario di estetica teatrale: «Quanto alla musica, essa dovrà rifiutare la parte di domestica senza idee proprie che generalmente le è riserbata».
    Che cosa ascoltiamo a teatro, oggi e spesso?
    Musiche che 'accompagnano', suppliscono (magari con gli ultimi successi) alla povertà di idee, creano atmosfere come i brandy, spappolano e stemperano il teatro in ritmi da video-clip.
    E va bene, ma allora fate video-clip, non teatro!
    Barbanti spiegherà altrove le sue ragioni su come "intendere" il teatro: ci preme qui sottolineare la comune ricerca di una musica scenica che produca immagini, più che servirle: il battere di un martello, il risucchio di una ventosa, i suoni di un magnetofono.
    Questa Cina che abbiamo in testa è un evento dalla natura anfibia: il piano dell'immaginario (la scena: Lu Hsün a Ravenna nel 1987) interagisce con il piano del reale (la platea: Barbanti e la celebr-azione di cui è autore-attore): i due momenti artistici, cresciuti insieme, e contemporaneamente lontani, si guardano.
    Lu Hsün e Barbanti si curano le ferite: escono l'uno nella direzione dell'altro, il performer scopre la via dell'immaginario, lo scrittore morto nel '36 attraversa la cosiddetta realtà.
    La Storia passa in mezzo, spezza, controlla: che «il buon senso è la cosa meglio distribuita al mondo».
    Con buona pace di chi la sa lunga.

  3. Teatro di scrittura
    Ai tempi delle avanguardie storiche era giusto congelare: si veniva dal chiaro di luna, da un romanticismo sfilacciato, dalle piene sentimentali dell'800.
    Noi, in tempi di grande freddo, dichiariamo il nostro fervore: «i fervidi che si dedicano a una riga di Lu Hsün, non sono, letteralmente, Lu Hsün?»
    La scrittura è sacra, c'è un dio che la produce (e anche una casa editrice: ma questo è un altro discorso): un piccolo dio che vi rimane imprigionato dentro, e chiede di essere liberato.
    Lu Hsün: vita imbrigliata in piccoli oggetti ricavati dagli alberi, chiamati libri.
    Alle Albe sta a cuore la scrittura: gli scrittori: la scrittura dentro il teatro, matericamente dentro: la scrittura che diventa orale, diventa teatro: scrivere una pagina, l'attore la parla, la mangia, la reinventa, la musicalizza, la respira, la restituisce, e con quel che resta ricreare una scrittura fatta di respiri, musica, ragioni.

Libretto di sala, aprile 1987

crediti

di Marco Martinelli

ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari

in scena Luigi Dadina, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Giuseppe Tolo

in proscenio, testimone Marika Giorgi

in platea "Irriducibile", celebr-azione di Roberto Barbanti

musiche Roberto Barbanti

scene e costumi Cosetta Gardini, Ermanna Montanari

regia Marco Martinelli

produzione Albe di Verhaeren, Comune di Bagnacavallo

Prima nazionale: Bagnacavallo, Teatro Goldoni, 29 aprile 1987

Nelle città grigie nuotiamo a stile libero in un mare di lamiere, isterici e sordi, in cravatta e avvelenati. Sta scritto: don't worry, amigo! Costruzione del corpo, muratura del corpo.

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