l'opera
L'ISTUPIDIMENTO DI ALCINA
In un villaggio della campagna romagnola, poco distante da Ravenna, sono vissute due sorelle. La più giovane, la prediletta dal padre, era da lui chiamata “la principessa”. La più grande si chiamava Alcina (il padre, appassionato lettore dell’Orlando furioso, l’aveva chiamata come la maga di Ariosto). Un giorno il padre le abbandonò: non lo videro più, di lui non seppero più nulla. Ereditarono il suo mestiere, diventando le custodi del grande canile situato nel cuore di quel villaggio. Un giorno arrivò in paese un giovane straniero, si dice fosse bellissimo. Iniziò a frequentare la casa delle due sorelle, la principessa se ne innamorò perdutamente. Dopo pochi mesi, così come era arrivato, all'improvviso, il bel giovane se ne andò. Abbandonò la ragazza senza avvertirla e lei diventò matta, incapace di badare a se stessa. Alcina decise di accudire la sorella nei suoi bisogni quotidiani e di tenerla con sé nella grande casa. Le due si vedevano spesso passeggiare a piedi per la strada principale del villaggio, una a fianco all'altra, con le mani allacciate, arrivavano fino al canile, sostavano un poco davanti al cancello d'entrata e poi tornavano a casa. Alcina aveva una voce profonda e roca, gesti autorevoli, incuteva timore, salutava solo con un cenno degli occhi. Ora le due sorelle sono molto vecchie, alla principessa è rimasta la voce acuta da adolescente, ride senza motivo, saluta i passanti cantando. La gente racconta che Alcina, all'insaputa della sorella, si era presa piacere anch'essa col giovane straniero. «... e Alcina stia ne la sua pena.» Orlando furioso (X, 58). È da qui, da dove la liquida Ariosto, che noi iniziamo l'istupidimento furibondo di Alcina. Il suo sembiante crolla per incantamento o per fissità di destino in una Alcina romagnola, nel tempo fermo della sua più funesta giornata, che sono tutte le giornate: il girare a vuoto della fissazione amorosa. Alcina, nel VI canto, prima di perdere il suo potere di incantatrice capace di sedurre e trasformare gli uomini, prima di ridursi a una pena straziante e immedicabile per Ruggiero, viene additata come rappresentante di tutti i bugiardi e imbroglioni che ordiscono trappole per le dementi illusioni umane. E' signora di un mondo ridotto alla potenza magica dell'occulto, alle frodi comuni che permeano tutta la vita. E' un falso sembiante, il viso non corrisponde a ciò che è nel cuore, una disgiunzione tra immagine e sostanza. L'istupidimento di due sorelle della campagna romagnola, invischiate in un incantamento di trappole amorose, ognuna in una propria mancata corrispondenza tra immagine e sostanza, come negli effetti della magia, è stato da noi sovrapposto alla pagina del Furioso. A Nevio Spadoni, poeta in lingua romagnola, abbiamo chiesto di scrivere il canto di questa nostra Alcina, pietrificata nella "pena", lamento e maledizione. A Luigi Ceccarelli, musicista, di comporre una partitura capace di disegnare, coi suoni, il terremoto interiore che squarcia la fata. Anche la lingua muta sembiante e si fa dialetto, lingua selvatica, voce incaponita, suono indecifrabile, invischiata nella "inestricabil ragna" (XIV, 52) del tormento amoroso, "int e' rispir longh de' vent/ch'e' smesa l'acva int e' su pas". Non c'è azione, non c'è dramma: solo l'errare della voce vagabonda, visione fabulatoria in cui ci si può perdere come nello schianto dei sogni.
Marco Martinelli e Ermanna Montanari
crediti
testo Nevio Spadoni
ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari
musica e regia del suono Luigi Ceccarelli
in scena Ermanna Montanari, Francesco Antonelli, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Danilo Maniscalco, Alessandro Renda, Giusy Zanini (poi sostituita da Laura Redaelli)
progetto luci Vincent Longuemare
scene e costumi Ermanna Montanari, Cosetta Gardini
direzione tecnica Enrico Isola
scenotecnica Cristina Campri, Giorgio Senni
assistenza luci Gerardo De Vita, Francesco Catacchio
assistenza suono Giovanni Belvisi
assistenza scenografica "congrega Alcina" Paola Belletti, Melissa Cappelli, Francesca Gobbi, Anna Magnani, Eleonora Martoni, Valentina Venturi
assistenza scenotecnica Andrea Mordenti, Gerardo De Vita
realizzazione muro Francesco Montelli
maschere dei cani-cavalieri il laboratorio dell’imperfetto
regia Marco Martinelli
produzione La Biennale di Venezia, Ravenna Festival, Ravenna Teatro
Il testo de L'isola di Alcina è contenuto nel CD audio L’isola di Alcina, Teatro delle Albe, Ravenna Teatro, Ravenna, 2000-
Prima nazionale: Venezia, La Biennale di Venezia, Teatro Goldoni, 8 giugno 2000
Cun cvela vóṣ, cun cvela vóṣ a zigarò che mêl, che mêl ch'u t'inciôda la schena, che mêl ch'u t'scôrga la chêrna, che mêl ch'u t'bruṣa la pëla, che mêl ch'u t'seca j oc.