l'opera
Come nasce Rosvita
Ho dovuto passare molto tempo dell'estate scorsa in ospedale. La notte, la luce che illuminava le corsie era blu. Quel blu mi accompagnava per più di un mese insieme ad un'immagine del quadro di Konrad Witz, La Sinagoga. Lì costretta a letto da una furiosa malattia, mi è nato il desiderio di fare uno spettacolo da sola. Avevo in mente Bataille, le sue immagini pesanti e funeste, avevo in mente la cristiana, il suo martirio, Santa Caterina e la sua anoressia, avevo in mente la religiosità pagana patriarcale e veterotestamentaria della mia famiglia contadina. Ma non avevo un progetto preciso. Ne parlai con Antonio Attisani che mi suggerì la lettura di Rosvita, canonichessa del monastero di Gandersheim, poetessa sassone del X secolo, scrittrice di leggende sacre, poemetti epici e dialoghi drammatici. Non so spiegare bene perché mi sono innamorata di Rosvita. Rosvita sogna vergini infuocate, pronte a dare la vita per la castità, ride dei pagani stolti e volgari, crede ai miracoli, è sicura di un amore eterno. Rosvita procede nella scrittura a balzi, senza psicologia: i suoi personaggi-marionette, ardono di passione, chi bruciato dal desiderio sessuale, che dal fuoco della fede. La sua drammaturgia si sviluppa sotto il segno di un credo paradossale e inspiegabile, lontano dalla humanitas di Terenzio, che lei imita e manipola e forse ama e forse no. Sulla soglia di un nuovo millennio ho immaginato un personaggio, "la malata della religione", che dialoga con Rosvita, le sue vertigini e le sue prostitute. In un luogo chiuso dove ci sono una croce, una porta, un giaciglio, "la malata della religione" delira su Rosvita, la teme, la invidia, si distingue, ha nostalgia, si identifica, ascolta: in un tempo lungo un sogno.
Molte persone mi hanno accompagnata nel percorso: alcune nascoste, altre di cui farò la spia.
Vincenzo Martinelli che ha tradotto dal latino il Gongolfo di Mariella De Logu e Sabine Keller per le utili letture che mi hanno suggerito. Elisabetta Gulli Grigioni, cuorebonda, per i suoi scritti sul cuore. Silvia Battistella, per avermi accompagnata in luoghi fisici e mentali che altrimenti non avrei attraversato. Barbara Domenichini per le sue lettere.
Ermanna Montanari
crediti
di Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari
flauto Vanni Montanari
Quadro di Konrad Witz dipinto da Cosetta Gardini
etnico Luigi Dadina
scene e costumi Ermanna Montanari
voci di Agape, Irene, Chionia: Elisa Morini, Sara Garosi, Marika Giorgi
organizzazione: Marcella Nonni, Cristina Ventrucci
regia Marco Martinelli
produzione Teatro delle Albe, Santarcangelo dei Teatri d’Europa
Il testo Rosvita è contenuto nel volume Rosvita, di Ermanna Montanari, Essegi, Ravenna, 1992.
Prima nazionale: Santarcangelo, Palazzo Cenci, 4 luglio 1991
Io mi arrovello. Mi arrovello su me stessa. Di me stessa cerco la misura. Sono diventata per me un terreno aspro che mi fa sudare abbondantemente. Cadi, adesso cadi.