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Per troppa luce

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per troppa luce


@Antonia Pozzi, “Centro Internazionale Insubrico” dell’Università degli Studi dell’Insubria

 

 

drammaturgia Laura Redaelli e Marco Sciotto
con Laura Redaelli

spazio scenico Alessandro Panzavolta 
luci Luca Pagliano
montaggio video Antropotopia
editing audio, regia luci e video Paolo Baldini
realizzazione elementi di scena squadra tecnica Albe
organizzazione e promozione Francesca Venturi
regia Laura Redaelli

residenza artistica IAC Centro Arti Integrate_Humus: Artisti nei territori
produzione Albe / Ravenna Teatro

ringraziamenti “Centro Internazionale Insubrico” dell’Università degli Studi dell’Insubria per il materiale di archivio, Paolo Cognetti, Marco Gatti per la consulenza musicale.


Prima nazionale Ravenna, Teatro Rasi, 2 ottobre 2023


Antonia Pozzi nasce a Milano nel 1912 e muore suicida in un fosso di Chiaravalle nel 1938.
Poetessa, fotografa, alpinista, figura luminosa e tragica allo stesso tempo, ha attraversato con la sua poesia – pubblicata postuma – una vita segnata dal dolore, ma anche dalla gioia e dalla fame di mondo e amore, sullo sfondo della società italiana ed europea degli anni Venti e Trenta.
Lo slancio creativo che la portava alla vocazione ineludibile della parola poetica, la montagna sua maestra e rifugio, la passione per la fotografia intesa come testimone di verità e radicamento, le hanno concesso di esplorare il mondo con desiderio ardente e di amare con sovrabbondanza e abbandono.
La sua opera ci restituisce ancora oggi, a distanza di tempo, la tensione viva di un’anima affamata non già di gloria e riconoscimento, ma di amore e spiritualità; un’anima generosa e piena di domande, dallo sguardo stretto per troppa luce.
A partire da questa traccia, da quel 'per troppa luce', che fa il paio con le sue altre parole 'Per troppa vita che ho nel sangue', si può guardare anche al rapporto di Antonia con la montagna.
La montagna è per Antonia luogo dell’anima, è aspirazione a quel divino che si sente incapace di abbracciare fino in fondo, è occasione per misurare la grandezza dell’umano e la sua finitudine, è tensione mai pacificata a un ideale di verità e di sacro che la attraversa sin da piccola.
Il lavoro di Laura Redaelli vuole essere una dedica ad Antonia, figura potente e fragile, un solo che si affida alle parole della poetessa intrecciate a quelle dell’attrice.




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