Le C(h)oeur montois - 2015



ideazione: Marco Martinelli e Ermanna Montanari
con: Karim Barras e 70 cittadini di Mons 
drammaturgia e regia: Marco Martinelli 
spazio scenico e costumi: Ermanna Montanari 
musica: Fratelli Mancuso 
luci: Enrico Isola 
suono: Andrea Villich 
coordinamento del coro: Michela Marangoni 
fotografo di scena: Cesare Fabbri 
Squadra tecnica: Stephen Ferrari e Teilo Delor  
assistente ai costumi: Camille Ioquet  
responsabili di produzione: Juliette Dulon, Francesca Venturi 
produzione: Teatro delle Albe / Ravenna Teatro e le manège.mons scè ne transfrontalière de création et de diffusion asbl, in co-produzione con La Fondation Mons 2015


Prima nazionale Théâtre Royal, Mons

Rassegna stampa

Le c(h)oeur montois de Marco Martinelli è il progetto ideato dal Teatro delle Albe per Mons 2015 Capitale Europea della Cultura, su invito del direttore artistico del manège.mons, Daniel Cordova. Il lavoro di Martinelli nella cittadina belga di Mons è iniziato a luglio del 2014, coadiuvato nella ideazione da Ermanna Montanari, e ha portato alla realizzazione dello spettacolo Le c(h)oeur montois de Marco Martinelli, che si sviluppa in due momenti: la messa in scena in francese del testo Rumore di acque di Martinelli, un’opera crudele e malinconica sul tema sempre più tragicamente attuale dei migranti dispersi nel mar Mediterraneo. Un generale dai tratti demoniaci e dagli occhi lampeggianti accoglie gli spiriti di coloro che sono morti in mare, i rifiutati; ognuno di loro è un "numero", vite e morti ridotte a statistica. Il ruolo del Generale protagonista del monologo è affidato a Karim Barras, affiancato dai fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso, straordinari musicisti siciliani, già presenti nella produzione del Teatro delle Albe (2010). Partecipa a questa speciale messa in scena un coro di 80 cittadini di Mons, a impersonare la folla di spiriti che assedia il Generale. Lo spettacolo si concluderà con Eresia della felicità, coro a cielo aperto nel quale gli stessi cittadini che hanno partecipato allo spettacolo imbracciano i versi crepitanti del giovane Vladimir Majakovskij, evento  che vuol essere il rovesciamento utopico della tragedia rappresentata in teatro. In occasione di questo debutto, il testo Rumore di acque di Marco Martinelli è pubblicato in francese dalle éditions Lansman. 

Rumore di acque, la genesi di un progetto
Ho scritto e diretto Rumore di acque dopo alcuni anni passati in Sicilia, presentandolo per la prima volta all'interno di Ravenna Festival 2010. Da allora quel testo ha avuto, e sta continuando ad avere, una lunga vita in Italia e all'estero: da allora si sono moltiplicate le traduzioni, le pubblicazioni e le messe in scena. Ho letto o visto o solo sentito il "generale" prendere accenti e lingue diverse, e altre ancora sono le sue metamorfosi previste nell'immediato futuro: in Francia, in Germania, in Romania, negli Stati Uniti, da Chicago a New York all'Oregon, e poi in Brasile, in Cile. Ma quella che si presenterà al Theatre Royal è un'edizione unica nel suo genere, e deve la sua unicità a una proposta fattami un paio di anni fa da Daniel Cordova, direttore del manège. Dopo aver visto Rumore di acque nella sua edizione italiana, Daniel mi fece una proposta spiazzante: mi chiese se era pensabile un'edizione "corale" del testo, che gli sarebbe piaciuto proporre all'interno delle manifestazioni di Mons capitale europea della cultura 2015. Un monologo "corale"? Era una bella sfida. Ma la sfida aveva radici all'interno della drammaturgia in questione: perché quel generale monologante è in realtà un "medium", è attraversato da tante storie, da un popolo di voci e di volti che lo assediano, il popolo degli annegati, quello che neanche la sua indole burocratica riesce a ridurre a mera statistica. Sono gli scomparsi che si rendono presenti attraverso di lui: lui malgrado. Il generale è solo sulla sua isola sperduta nel Mediterraneo, ma è attorniato dai morti che non lo lasciano in pace, che lo tormentano, che gridano per essere "ricordati" non solo come numeri. La sfida proposta da Daniel era di rendere "visibile" quel popolo di fantasmi. L'abbiamo raccolta quella sfida, e siamo venuti a lavorare a Mons con un nutrito gruppo di cittadini, non-attori di tutte le generazioni, che hanno aderito con entusiasmo al progetto, perché incarnassero lo sciame di "spiriti" che avrebbe movimentato l'aria attorno a Karim Barras, l'attore scelto per interpretare il generale, attorno ai Fratelli Mancuso, i musicisti che avevano "segnato" con le loro voci fuori dal tempo lo spettacolo del 2010. Ermanna Montanari, che già con me aveva curato l'ideazione, lo spazio scenico e i costumi per la creazione italiana, riguardo a questa edizione "corale" ha avuto un'intuizione decisiva: ha rovesciato lo spazio scenico del Theatre Royal, mettendo gli spettatori sul palco e l'isola del generale nella vasta platea, dove gli schienali di quelle poltroncine rosse sembrano un mare di onde geometriche disegnato da Klee, dove i due ordini di balconate sembrano la fiancata di un transatlantico. Mi sembra necessaria a questo punto una riflessione: mi sembra che, se uno spettacolo come Bruits d'eaux viene proposto all'interno di Mons 2015, questo vada a onore della città che nel 2015 si fregia del titolo di "capitale europea della cultura": che cos'è la cultura, che cos'è il teatro, da Sofocle a Brecht, se non un cerchio ideale in cui l'umanità riflette sulla violenza e sulle contraddizioni drammatiche che la lacerano? Questo a mio avviso significa prendere sul serio la qualifica di "capitale", affrontando i nodi "capitali" della propria epoca. E tra questi la tragedia dei migranti e dei profughi: in relazione a questi "sacrifici umani", a questa ecatombe senza fine, l'Europa deve dimostrare di essere all'altezza di un momento storico decisivo al fine di delineare la propria identità collettiva: un'Europa delle merci e dei burocrati, un'Europa impaurita in balia dei populismi arroganti, o un'Europa dei valori veri e della solidarietà come forma indispensabile di civiltà? E per finire: non è un caso che questo avvenga a Mons. Il testo infatti, pensato e maturato in Sicilia, l'ho scritto di getto nel gennaio 2010 proprio a Mons, dove mi trovavo per l'allestimento del detto Molière, complice sempre le manège diretto da Cordova. Questo nostro Bruits d'eaux è in realtà anche una restituzione.

(Intervista di Nicola Arrigoni a Marco Martinelli e Ermanna Montanari su sipario.it)